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Le Vie della Perla

30 Marzo 2018

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Il Rito dei Vattienti a Pasqua.

Durante la Settimana Santa, che precede la domenica di Pasqua a Verbicaro,

in provincia di Cosenza, si ripete il rituale della flagellazione.

Il borgo di Verbicaro


L’origine risale alle pratiche penitenziali cristiane che si diffusero nel Medioevo. I Battenti o Vattienti, si percuotono la parte anteriore delle cosce, lasciando tracce di sangue sull’uscio e sui muri. Le motivazioni sono obblighi votivi o semplicemente per devozione. La chiesa cattolica attualmente ha preso le distanze in maniera netta da questi riti, vietando l’ingresso ai flagellanti nei luoghi sacri.

Tracce di sangue

La celebrazione era quasi scomparsa per riprendere con forza negli ultimi anni. Nella notte del Giovedì Santo, il paese di Verbicaro, richiama curiosi e appassionati di tutto il comprensorio. L’atmosfera è magica e di attesa, perché non si sa quando tutto avrà inizio. E si aspetta. I curiosi si riuniscono nella piazza principale dinanzi alla chiesa di San Giuseppe o davanti ai portoni dove si pensa siano raccolti i flagellanti.

La tradizione si compone di varie fasi. I Vattienti prima di vestirsi con gli abiti tradizionali ed uscire per cominciare, si riuniscono tutti insieme per consumare un momento conviviale nel catojo, ovvero una cantina. La cena è a base di carne di agnello, salumi, formaggi e vino rosso di Verbicaro. Quando si avvicina l’orario stabilito, circa le 22.00, si dividono in gruppi da tre e da due e lentamente si allontanano per prepararsi in posti diversi. Gli abiti e gli accessori utilizzati sono di colore rosso e consistono in una maglia, un pantaloncino corto che lascia ben in evidenza le cosce, che saranno in seguito battute nella parte anteriore. Sono scalzi. Il cuore della flagellazione è intorno alla mezzanotte quando all’improvviso i piccoli gruppi cominciano a correre per i vicoli del paese, in maniera alternata, fermandosi in alcuni posti prestabiliti a turno.

Vicolo di Verbicaro

Il percorso è segnato da un’illuminazione fioca e lumini che contribuiscono a creare un’atmosfera particolare. Intorno tanto silenzio e lo scalpitio dei piedi nudi sulla pietra che annunciano il loro arrivo. La folla li segue velocemente ma in silenzio, cercando di sentire il rumore dei passi o inseguendo le tracce di sangue, che consistono in impronte dei palmi delle mani sui muri, impronte dei piedi, piccole pozze di sangue misto a vino e gocce di sangue. Il vino è un elemento molto importante del rito, perché è spruzzato a mo’ di disinfettante sulle ferite ed è offerto dalla folla ai flagellanti. Un fischietto annuncia l’arrivo nelle tappe fissate: piccoli altari o nello spazio antistante ai luoghi sacri. Una volta nel posto desiderato comincia lo strofinamento della parte interessata, quando il muscolo è sufficientemente riscaldato, si percuotono col cardillo, un cilindro di sughero sul quale sono apposte delle puntine di vetro, battuto con energia sulla superficie della pelle, che viene perforata nella parte superficiale. Poi s’inginocchiano per un momento di raccoglimento che dura qualche minuto per riprendere la corsa.

Visitatori che assistono al rito

Man mano che il percorso prende forza, aumenta la concitazione, la fatica e le gambe dei flagellanti diventano completamente rosse, irrorate dal sangue. Una delle tappe principali è la chiesa di San Giuseppe, dove i Vattienti si radunano nella parte bassa per percuotersi, davanti alla platea di curiosi assiepata sulla gradinata principale o accerchiandoli in assoluto silenzio. E’ un momento di forte pathos: il rumore della flagellazione è potente e anche la partecipazione del pubblico.

I Flagellati tra le strade di Verbicaro

Poi risalgono e si genuflettono per un momento di preghiera. Dopo questa tappa, siamo alle mosse finali. I gruppi svolgono tre giri, gli ultimi. Si muovono a passo svelto, di corsa, per poi puntualmente fermarsi per segnare di sangue i muri nei posti prefissati. Ultimati i giri si recano presso un’antica fontana, un lavatoio pubblico e si lavano con l’acqua fredda in modo da rallentare e infine bloccare la fuoriuscita del sangue. Infine si ritirano e si rivestono con gli abiti usuali e spesso si recano in chiesa per partecipare alla liturgia.

Giusy Mazzillo

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