Nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, circondato da una natura prorompente sorge il borgo di Civita.
Panorama di Civita
Arrivando in questo piccolo paese, si rimane straordinariamente colpiti dal paesaggio naturale che lo circonda: pareti rocciose a strapiombo che formano affascinati gole attraversate dal torrente Raganello, imponenti montagne del Parco Nazionale del Pollino e un panorama che si estende fino alla piana di Sibari bagnata del mar Ionio. Ecco perché Civita è soprannominato il borgo tra le rocce.
Panorama di Civita
Ma tanto altro caratterizza questo paese accogliente, come le tradizioni e la lingua di origine albanese, tramandati intatti fino ad oggi. Il suo nome deriva da “çifti” – coppia, in riferimento ai due rioni che compongono il suo centro storico -, o anche da “qifti” – aquila, in quanto la sua locazione ricorda un nido d’aquila. Alcuni pensano derivi dal latino “civitas” – città. Ci troviamo in un borgo arbëreshë – albanese – fondato intorno al 1471 da una comunità albanese scappata dalla propria terra a causa delle incursioni dei Turchi.
Iconostasi all’interno della chiesa madre di Santa Maria Assunta
All’ingresso troviamo una busto di Giorgio Castriota Scanderberg o Skanderberg, il condottiero eroe che ha aiutato l’esodo e ha difeso i fuggitivi dall’invasione turca. Lo vediamo ritratto con un elmo in testa provvisto di corna; la leggenda racconta che durante una battaglia mise delle torce sulle corna di capre per far credere che fossero dei soldati, spingendo, così, i nemici alla ritirata e ottenendo, quindi, la vittoria.
Statua di Skanderberg
Alla vittoria di questo condottiero del 24 aprile 1467 contro i Turchi sono dedicate le Vallje, danze e canti popolari che si svolgono il martedì dopo Pasqua tra le strade di Civita e di Frascineto, altro borgo arbëreshë.
Le Vallje
Dalla piazzetta principale, ci inoltriamo tra i vicoli di Civita che è divisa in due rioni Sant’Antonio e Magazzeno. Le abitazioni per la maggior parte sono costruite in pietra e alcune di esse presentano una caratteristico ornamento architettonico che ricorda la fisionomia di un volto umano. Si tratta delle Case Kodra che prendono il nome dal famoso pittore contemporaneo albanese Ibrahim Kodra nelle cui opere sono ritratti spesso dei volti umani.
Le case Kodra
Un’altra caratteristica che rende tipico questo borgo sono i comignoli che si trovano sui tetti delle case. Oltre a svolgere la loro funzione pratica di aspirazione del fumo dai caminetti, assumevano in passato un significato simbolico legato alla superstizione – dovevano tenere lontano gli spiriti cattivi – ma soprattutto all’appartenenza ad un certo ceto sociale – le famiglie più ricche facevano sfoggio di costruzioni elaborate, mentre le famiglie più povere avevano sui propri tetti comignoli più semplici.
I comignoli di Civita
Dopo aver attraversato vicoli e vicoletti, ci dirigiamo verso il Belvedere, una terrazza da cui possiamo scorgere la spettacolare parete rocciosa della Timpa del Demanio o Pietra del Demonio che cade a strapiombo sulle Gole del Raganello, un canyon lungo circa 3 km scavato dalle acque dal torrente da cui prende il nome.
La Timpa del Demanio
Da qui inizia un suggestivo cammino che porta fino al famoso Ponte del Diavolo la cui arcata è a forma di dorso d’asino ed è chiamato così per la difficile posizione in cui è stato costruito. La leggenda racconta che un proprietario terriero commissionò la sua costruzione al Diavolo, il quale chiese in cambio l’anima del primo essere vivente che lo avrebbe attraversato una volta compiuta l’opera. Il proprietario astutamente lo fece attraversare da una pecora suscitando le ire del Diavolo.
Lo si può raggiungere anche in jeep, organizzando una breve escursione con le guide locali, e ammirare stupiti la natura circostante.
Il ponte del Diavolo
E’ la Calabria che stupisce!
Brunella Brusco
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